domenica 1 aprile 2012

2.


Giocava con i suoi capelli, era un vizio che non la lasciava andare, che convinuava ad accompagnarla, tutti i giorni, per tutte le ore. Cercava di studiare ma la testa non glielo permetteva, questo era l'ultimo anno e qualsiasi cazzata l'avrebbe segnata.
La testa era sommersa all'interno di mille pensieri, sentiva ancora l'odore di quell'aria primaveriile che due anni prima colorava le sue giornate piene, piene grazie a chi aveva appena conosciuto.
Le passeggiate per le piccole vie di Milano le erano ancora impresse nella mente, e le risate di quando si perdeva.

La sua finestra era pesante, pesante da guardare, come chi cerca di strapparsi a poco a poco la pelle per raggiungere quel masso all'interno del proprio corpo. Le unghie lunghe si spezzavano e ciò la innervosiva a tal punto da mangiarsele, mangiarsele con foga. 
Correva la stupida, correva senza fermarsi, tirava degli urli incredibili, una pazza, era una pazza. Ad un certo punto era solita fermarsi.

Non c'era alcun senso, nessuno davvero, non lo conosco nemmeno io questo cazzo di senso.
Continuava a guardarsi le cicatrici e a piangere, piangere tanto da non riuscire a studiare, non riusciva a studiare perchè la testa era da tutt'altra parte.

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